giovedì 22 marzo 2018

MALDIVE DA DIMENTICARE

Biyadhoo Isola




 Metti che ti svegli una mattina e ti rendi conto di avere un periodo pesante alle spalle. Puoi appena tirare un sospiro di sollievo perché hai sistemato l’anziano genitore  temporaneamente in casa di riposo  appianando  conflitti con la struttura  (hanno regole rigide che trovi prive di buon senso). La nipotina può essere ritirata in uscita dall’asilo dalla consuocera, il cane ha l’otite che sta guarendo e il pensionato animali ha disponibilità. L’inverno è ancora lungo, chiedi al marito:
“Perchè non ce ne andiamo in vacanza? Al caldo, in un posto tranquillo in cui siamo sicuri di rilassarci. Un bel mare, pesci da inseguire…”
“Va bene”.
Non ha fatto nemmeno in tempo a dirlo che sei su internet, ti studi i voli da Venezia, il resort consigliato. Corri a comprarti la maschera graduata (stavolta i pesci voglio vederli bene) e le scarpette da scoglio che tutti raccomandano e poi rispolveri la seggiolina gonfiabile arancione con su scritto Latte Venus per “pacioccare” in acqua, vicino a riva.


O. k. si parte per una settimana di relax alle Maldive con Alitalia. Ma esistono sedili più stretti? Perché sempre  davanti a te viene  abbassato subito lo schienale e devi fare le contorsioni per uscire e scopri che sull’altra fila si stava meglio? Quando entri in aereo e vedi quelli in prima classe li guardi come un miraggio e ti chiedi: “ Ma chi può permettersi una differenza di costo così grande? Già sono fortunata io che  posso permettermi questa vacanza…”
Se il volo è di notte qualcosa dormicchi. Il cibo è “puzzone” come il solito. Ma perché non danno dei sandwich, dei panini, dei tramezzini?
Atterri tra calche di europei bramosi di abbronzatura. E subito ti scontri con  altri scenari : uomini scuri, donne velate, ventilatori al soffitto, bottiglie di acqua minerale.







Foto da Turisti per caso - Giapponesi in luna di miele

I giapponesi in luna di miele sono carinissimi. Le donne non si abbronzeranno mai e gli uomini fotograferanno tutto, anche gli spruzzi d'acqua che fa la barca sui finestrini. Tiri fuori l’abbronzante spray e inondi il coniuge incupito per il lungo viaggio.






Biyadhoo, l’isola scelta, è molto verde ma sai già che ci vorrà una notte di sonno per essere obiettivi.





Una receptionist  spiega in inglese comprensibile (cioè al tuo livello che è basso)  le regole principali del resort avvertendo delle forti correnti marine in alcuni punti dell’isola, poi consegna  le chiavi.
Liane sull'isola








La camera  è sul lato chiesto, quello migliore. Come tutti avevano scritto in internet ha bisogno di una massiccia manutenzione ma è pulita. Un po’ buia perché il verde nell’isola  è davvero tanto e scherma il sole e il mare che è a due passi. Le liane alla “Tarzan” (sono davvero resistentissime) si rovesciano sul sentiero  e amache invitano alla lettura.




Il cibo del ristorante di primo acchito sembra abbastanza buono, di gusto indiano e qualche pastasciutta.
Contrariamene ai viaggi precedenti  i turisti sono quasi tutti italiani. Un po’ naif. Sono riuniti a gruppetti in abbigliamento casual/disimpegnato. L’età è quella di mezzo e più, freschi pensionati e qualche coppietta che può fare le ferie fuori stagione. L’atmosfera è un po’ da camping, un pò da pellegrini che si incontrano nei ristori del cammino di Santiago. Nel senso: “Siamo qui per la natura, il mare, un interesse vero, il rispetto del globo”.
Il mare tanto sognato  è  trasparente, di quel turchese che sai essere sopra la barriera e  poco lontano il blu. Ed è proprio lì che spuntano i tubi di respirazione di chi fa snorkeling.
L’acqua non è caldissima ma non dà fastidio. Ti immergi e ci metti un bel po’ a raggiungere il reef perché non sei ancora pratica e non hai individuato il percorso più breve.
Alle Maldive i coralli sono bianchi ma noti che cominciano a colorarsi. Qua e là è tornato il viola e il giallo.
Poi i pesci sono sempre uno spettacolo. Costeggi il fondale e  torni a riva.
Nel pomeriggio gonfi il seggiolino salvagente, ti metti il cappello largo, occhiali da diva e te ne vai in acqua, remando con le braccia e sentendoti in trono.
Non tieni conto che:


1 – Al pomeriggio arriva l’alta marea;
2 – Facevi meglio a non spingerti al largo;


3 – Verso sinistra comincia la zona delle correnti.


Solo dopo un po’  realizzi che le onde ti hanno portato distante, che devi avvicinarti alla spiaggia, che non tocchi.
"Che problema c’è?" ti dici " Io e l’acqua siamo pappa e ciccia. So nuotare e poi ci sono ancora persone che fanno snorkeling  intorno".
I tentativi di raggiungere riva sono vani. Anzi ti ritrovi ancora più distante. Adesso vicino a te non ci sono più persone. "Forza, scendi da quel trono, usalo a mo’ di tavoletta . Bracciata da una sola parte con forza. Vuoi che non si tocchi un po’ più avanti?" Il fatto è che non ti sposti. Il marito ti cerca in spiaggia, sul bagnasciuga.
"Ehi, guardami sono qua". Lo chiami e ti sbracci. Macchè! "Mica dovrò fare come nei film e gridare aiuto?"
Non gridi aiuto, fai segno a due persone che da riva ti hanno visto. Si mettono la maschera  e pinne.
Ti raggiungono. Non eri disperata. Nuoti col loro aiuto verso riva. GRAZIE!
Non hai bevuto acqua. Ti sei solo un po’ spaventata. Perché allora la notte cominci a sentire freddo e hai un impedimento nel respiro?
Il giorno dopo arriva la tosse e la febbre. Dormi. Ti alzi solo per andare al ristorante dove prendi un po’ di zuppa e un cucchiaio di riso dentro.
Così per altri due giorni. Poi chiedi se ci sono voli per anticipare il rientro. NO.
Allora domandi di vedere un medico, che nell’isola non c’è. Devi prenotare la barca e raggiungere un altro atollo. Ti immagini si tratti di un  resort che ha il servizio medico presente, magari più costoso, più grande.
In realtà raggiungi Maafushi un’isola abitata dai locali.


Parliamo anche di questo:


Le Maldive sono care si sa. E quello che fa il costo sono i resort. Ecco che allora hanno cominciato a sorgere nelle isole più grandi abitate dalla popolazione locale delle guest house (piccoli alberghi) che a prezzi notevolmente inferiori dei villaggi offrono soggiorno,  la possibilità di accedere a spiagge riservate ai turisti (bikini beach) e ogni giorno vieni portato in barca a visitare atolli vicini dove fare snorkelling.
I  forum sulle Maldive sono pieni di post su questo. C’è chi  non le consiglia perché lì non trovi assolutamente le Maldive da cartolina, quelle con la sabbia “borotalcata” bianca, il mare turchese, le palme sullo sfondo. Le isole locali sono  disagiate, spesso sporche. Niente verde, niente barriera. Oltretutto essendo la popolazione di religione mussulmana vi sono restrizioni nell’abbigliamento. Se devi fare sette notti, meglio farle in un’isola resort . Certo, se invece  ti fermi un mese…
Il centro medico di Maafushi è un cadente fabbricato che potrebbe essere fotografato in India, in kenia o in qualsiasi altro luogo povero del mondo.
Ti stupisci per le infermiere velate. Nell’ombra del primo pomeriggio una dottoressa giovane in camice bianco ti chiede i sintomi e tu aspetti che ti visiti, che ti ascolti i polmoni, i bronchi.
Invece lei ti dice che dovresti fare un esame del sangue . Al tuo rifiuto scrive una ricetta per il farmacista e tu esci felice, per averla scampata. Da cosa? Dal disagio di un mondo arretrato, dall’incognito, da una lingua che non sai.
La farmacia (se si può chiamare così) sembra un bar malfamato. Il ragazzo dietro il  banco ha però il traduttore istantaneo. Ti dà le medicine sfuse, giusto  quelle che  servono, come fanno anche negli USA (medicine che non prenderai mai).
Verso sera la febbre scende, il mattino dopo  non c’è più. Comincia la vacanza. Fai il giro dell‘isola che è più grande di quello che sembra,  prendi un libro da leggere all’ombra. Ti rendi conto che il cibo del ristorante buono non è, fai due chiacchiere con chi ha potuto fare l’escursione dei delfini al tramonto. Ti bevi una pina colada per tirarti su. Il giorno dopo piove, fuori stagione. Di quella pioggia che continua insistente, come da noi. Il giorno seguente lo stesso; al ristorante la sera c’è un mormorio generale: “Colpo di stato alle Maldive”.
Tutti attaccati a dove prende il WiFi. Tutti col telefonino in mano.
Ci mancava solo questa. L’indomani si parte (che sollievo). Calca all’aeroporto per il fuggi fuggi generale. Il volo sarà pesante. Pieno di tosse. Lo scalo a Roma di corsa (controllo passaporti elettronico).
Mai vacanza fu peggiore di questa. La malattia in viaggio annienta tutto: la voglia di avventura e il coraggio.
 Il malanno in viaggio è solo desiderio di ritorno, di casa. Di certezze. Di un medico che ti dica respiri mentre ti ausculta, degli antibiotici e dell'aerosol.

Foto da Google immagini


p.s. Dimenticavo: la diagnosi fatta dalla giovane dottoressa maldiviana era esatta.

Foto di Biyadhoo