giovedì 23 giugno 2016

FLORIDA? MA ANCHE NO

Miami Beach.

        Non siamo turisti alle prime armi, proprio no.  Un po’ per l’età, un po’ perché amando i viaggi,  di paesi ne abbiamo visti tanti. E parlo di Messico, Cina, Vietnam, California,  Perù . Perfino la Siria che al solo  pensiero di quello che è  successo a  Palmira mi viene il magone.
Abbiamo viaggiato con tour organizzati e col fai da te. Prenotando voli, alberghi, auto. Un viaggio parte da un’immagine, uno spostare se stessi  nel luogo. Vedere in anteprima quello che sarà. A volte il viaggio non delude, (anche se non è  mai come l’avevamo immaginato) a volte, come in questo caso, lascia l’amaro in bocca.
Perché il viaggio, quello che ti eri costruito è ancora là. E stenti a credere che sia andata proprio così, magari è solo l’effetto del jet  lag.
Dico  sempre che per fare un bel viaggio bisogna studiare e non è un modo di dire. Studiare l’itinerario, il periodo, il volo, le pratiche burocratiche, le usanze. Le cose particolari da vedere, gli inghippi da evitare. I cibi da provare e dove assaggiarli. Posti romantici, caratteristici, stravaganti. Immancabili.
Per questo tour in Florida ho comprato due guide: una della Routard (in francese perché in italiano non c’è l’edizione aggiornata)  e una della Mondadori.



Mi sono iscritta a due forum che trattano di viaggi  in USA. Ho letto diari  di persone che avevano fatto il viaggio prima di me e  ho girato il web a più non posso. Facendo una specie di collage. Stampando percorsi degli autobus, cartine di spiagge da raggiungere, escursioni da fare. Hotel con un buon punteggio.
Tutti, al ritorno da un viaggio raccontano  delle cose belle che hanno visto. Io vorrei dare delle indicazioni. Quelle  che da accanita ricercatrice,  non sono riuscita ad avere e che  conoscerle rende il viaggio più facile.
Dunque, cominciamo dal volo.
US Airways con scalo a Philadelphia , ne avevo letto un gran male.  Invece l’aereo è più che buono: c’è lo schermo per i film in ogni sedile e file laterali da due posti, comode per chi è in coppia.
Attenzione, le procedure di transito sono visibili sullo schermo solo accedendo  ad una opzione particolare. Guardatele: sono utili, perché transitare a Philadelphia è impegnativo.
L’unica curiosità del volo sono gli assistenti la cui  età  sembrava dai 60 anni in su.
Appena scesi a Philadelphia si va agli sportelli dell’immigrazione,  per i visitatori non c’è proprio coda. Se siete in due e uno non sa l’inglese andateci insieme. Preferiscono così in quanto sono molto diffidenti  e se dici:” Scusi, non so l’inglese” per loro è inammissibile. Un po’ ti prendono in giro come è capitato a noi, un po’ continuano a farti ulteriori domande e finisce come un gatto che si morde la coda.
Dopo l’immigrazione c’è il ritiro bagagli,  comincia il transito e si  consegna il foglio  per la dogana compilato in aereo,  poi bisogna lasciare i bagagli nell’apposito nastro trasportare (ce n’è più d’uno con differenti destinazioni  e sono tutti  vicini) sperando che la valigia imbocchi la strada giusta.
Poi c’è  il controllo e qui veramente c’è coda; verificano  i passaporti, i bagagli a mano e persino fanno dei test a campione sulle mani per vedere se ci sono residui di polvere da sparo. Fatto questo si va al gate per Miami e le difficoltà del volo di andata sono finite.
Hotel, noi abbiamo prenotato il Mondrian, l’unico hotel di South Beach con vista baia.


Mondrian hotel

Già il fatto che nei mesi precedenti abbia cercato invano un loro indirizzo e-mail confermava  che questo hotel amasse poco il contatto diretto con i clienti.
Ho scritto sul form del loro sito e mi è stato risposto di telefonare. Come se fosse facile, col mio inglese!
Per questo albergo ci sono prezzi differenti nel web.  E ci sono room, studio, suite. Alla fine visto che volevo informazioni precise mi sono rivolta ad una agenzia di viaggi. Ma mettersi in contatto con l’albergo è stato impossibile anche per loro. Ho prenotato una stanza ad un prezzo alto senza la colazione che però sembrava avere le  caratteristiche richieste.
L’albergo e tutto il personale è giovane e rivolto ad una clientela giovane. Molto indifferenti e un po’ scocciati. Nessuna politica di andare incontro al cliente. Carta di credito. Deposito cauzionale di 150 dollari al giorno   che ti restituiscono dopo un mese + 20 per i servizi (che si tengono). Ma bisogna riconoscere che te lo dicono al momento della prenotazione. Poi,  c’è il divano letto da preparare? Ti danno un lenzuolo sfrangiato, una coperta e te lo devi fare.
Qui la colazione non l’abbiamo mai presa. Sembra che come ti muovi ci sia da pagare.
Al check out non ci mostrano il conto e ci dicono di andare.  Poi il folio, come lo chiamano loro, lo ricevi on line. C’ è anche un addebito di 13 euro su cui ho chiesto spiegazioni e  non ho mai avuto risposta.
In USA funziona così, tu dai la carta di credito e loro si tengono tutto sulla prima strisciata, senza farti firmare.
L’albergo merita  solo ed esclusivamente per la vista baia, che è bellissima soprattutto al tramonto e verso sera.


Veduta dall'hotel

Trasporti:
Noi abbiamo sempre girato con il South Local Beach, un autobus locale il cui costo( 0,25) è conveniente. Metti i soldi in un contenitore vicino al conducente.
Per andare a Downtown prendi un altro autobus che accetta anche banconote e le devi infilare in una macchinetta simile al bancomat.


Auto a noleggio:
Ci siamo rivolti alla Budget sulla medesima strada. 200 metri di distanza.
Per l’auto avevo fatto ricerche sulla giungla delle assicurazioni. Anche perché quello che c’è scritto sul sito on line delle agenzie non corrisponde all’assicurazione che avrai veramente. A volte a tuo favore. Nel senso che credi di essere assicurato solo per la Collision e invece sei assicurato anche per il furto. Non c’è scritto che hai l’abbattimento della franchigia e invece ce l’hai. Generalmente se non ti addebitano nessun deposito cauzionale vuol dire che hai l’azzeramento della franchigia. Il sun pass (come il nostro telepass) ti viene caricato solo per le volte che entri in autostrada.
A noi hanno chiesto se volevamo una integrazione per il recupero con carro attrezzi.
Poi ci hanno consegnato le chiavi e il codice di uscita dal parcheggio composto anche da un asterisco che noi abbiamo scambiato per un riferimento. Mannaggia, come si dice asterisco in inglese?
Miami è trafficata, tanto. Dirigendosi verso le Keys c’è una coda di circa  trenta  chilometri tutto attorno alla città. E continui semafori che non sono di fianco al punto di arresto. Ma frontali, alti, al di là dell’incrocio.


Tappe:

Sarà per l’età, sarà per esperienze precedenti siamo dell’idea che meno alberghi si cambiano meglio è.
Conviene fare andata e ritorno in giornata per visitare luoghi ma tornare a dormire in un posto che conosci senza dover riaprire le valigie.
Noi abbiamo fatto tre notti a Marathon (scelta azzeccata), se tornassi indietro mi fermerei una notte in più.

Seascape Motel & Marina

Abbiamo dormito al Seascape Motel e Marina. Ottimo per la posizione e la gentilezza dei gestori. Peccato non ci sia  la colazione.
Un altro consiglio: nei tour dormire in un posto in cui puoi prendere la colazione è decisamente più rilassante. Ritmi più vacanzieri. Se no già di mattina ti affanni a cercare, a ordinare, a farti capire. A pagare che è tutt’altro che facile (la prima volta) perché è tutto digitale. Mancia compresa. Devi scegliere in una schermata di importi e percentuali. E non capisci se è una tassa o una mancia quella che devi pagare.
Alla fine confidi nella clemenza dei gestori. (non sempre ce l’hai)
A Marathon siamo stati bene anche per le cene.
Guide alla mano abbiamo cenato una prima sera al Porky’s Bayside  con accompagnamento dal vivo di musica folk, la seconda e terza sera al Keys Fisheries,  un posto particolare: ordini al banco, dai il nome. Ti accomodi sui tavoli in riva all’acqua con il tramonto che fa da sfondo. E quando chiamano il tuo nome vai a ritirare il cibo. Allo sportello c’è Ivana, una ragazza gentile (il che non è poco). Qui conviene prendere gli stone crabs o aragoste. Magari specificate senza salse (tendono a metterle dappertutto)


Key Fisherie

Marathon ha due belle spiagge: Sombrero beach , tropicale. Da fermarsi tranquilli almeno una mezza giornata e il parco dove abbiamo fatto snorkelling, il Bahia Honda State park.
Qui abbiamo fatto  una brutta esperienza: al momento della consegna di  maschera e  pinne
non abbiamo capito  alcune domande relative alle misure ecc.;  il capo escursione si è arrabbiato e ci ha detto che se non capivamo l’inglese avremmo dovuto starcene a casa. Perché (parole sue) l’inglese salva la vita.


Sombrero Beach
 
Lui non sapeva che sappiamo nuotare bene, che abbiamo fatto snorkelling in posti ben più difficili, però certo non è stato gentile!

Bahia Honda State Park

Gli americani (almeno quelli della Florida) non concepiscono il viaggio “per curiosità e voglia di conoscere” come lo concepiamo noi.
Hanno già tanto turismo interno  e vedere due italiani non più giovanissimi che si arrabattano nelle arrampicate di un viaggio fai da te li fa innervosire. Come quando  un bambino  pretende di guidare un’auto di formula 1.
In realtà l’escursione era veramente per principianti; abbiamo avuto nelle orecchie per tutto il viaggio le grida  del tipo antipatico che  sbraitava misure di salvataggio, e ordini su come indossare giubbini di galleggiamento. E  noi a cercare di capire il più possibile  per non essere ancora ripresi. Mah!
L’acqua in compenso era calda. Il fondale marino niente di che.
Il secondo giorno siamo stati in giornata a Key West .  La strada per arrivarci è  panoramica.



Key West

Key West è molto turistica, molto stile New Orleans (non ci siamo mai stati ma è così che si vede nei  film), molto tropicale, molto calda.
Dopo la calma di Marathon, un po’ disorienta. Ma decantata l’esperienza mi rendo conto che è un posto da vedere.
Noi abbiamo posteggiato l’auto seguendo la guida Routard che parlava di una navetta che dal posteggio avrebbe portato  in centro. Anche per il biglietto del park è necessaria la carta di credito.
Non sapendo dove fosse la fermata della navetta abbiamo chiesto indicazioni all’autista di un city tour bus. Lui si è offerto di  portarci in centro al costo di un dollaro a persona. Ci siamo fidati, siamo saliti.
Dopo due fermate (non sapevamo di essere così vicini) ci ha fatto scendere e ci ha fatto scortare da un collega (lui è sparito) al bureau dove ci hanno chiesto 40 dollari perché a sentir loro avevamo usufruito del tour. Abbiamo protestato, ci siamo arrabbiati, nel farfuglio del nostro pessimo inglese. Alla fine abbiamo pagato 30 dollari e ci siamo fatti una ragione  di essere stati fregati.
La quarta notte abbiamo dormito a Florida City per visitare le Everglades e  fare un po’ di shopping al Prime outlet.
Albergo scelto e prenotato tramite una agenzia on line (Hotel Travelodge).
Alla reception (registration) abbiamo incontrato la persona più gentile di  tutto il viaggio. Disponibile a venirci incontro in ogni cosa, a consigliarci dove cenare. Ascoltatela. Le sue indicazioni sono più che buone.
Questo è stato  l’unico albergo del viaggio in cui  la colazione era compresa. Buona, anche con la piastra per  i waffles.


Tours

Noi avevamo programmato il tour in airboat alla Alligator farm e il circuito a piedi Aninga trail.
Alligator Farm

Il tour in airboat ci ha deluso, corto, turistico. Una attrazione da Gardaland. Per non parlare dello zoo  dove strazia vedere un’aquila rinchiusa in un capanno.
Per strada ci siamo fermati dal mitico “Robert is here”  ad assaggiare i milkshake. Buoni  ma prendetene uno in due. Perché sono enormi e tutto quel latte può disturbare.




Aninga trail

 Il percorso a piedi merita, tanti alligatori in un ambiente naturale. Emozionante.
Ci sono tanti tour in airboat anche lungo la Tumiani,  la strada che taglia la Florida e va verso la costa ovest. Magari quelli sono migliori. Ultima tappa l’isola di Sanibel, sul golfo del Messico.
Perché Sanibel?
Col senno del poi direi che è stato uno sbaglio. Ma come dicevo all’inizio nella programmazione di un viaggio conta l’immaginario che si compone dopo aver raccolto dati, viste immagini, letto guide.
Cercavamo le più belle spiagge della Florida meridionale e Sanibel  famosa per la  sabbia bianca di conchiglie, per le immagine dei raccoglitori  e i capelli al vento dei turisti in bicicletta, sembrava la giusta conclusione prima  del ritorno.
Quello che non sapevamo è che Sanibel è un’ isola per ricchi, molti hanno la seconda villa. E’ più grande di quello che si può immaginare e nei weekend è strapiena.
L’hotel prenotato non era fra quelli consigliati dalle guide, aveva solo un discreto punteggio on line.
Il West Wind hotel è poco più di un motel. Che si vuole dare più prestigio di quello che merita. Alla reception solita strisciata alla carta di credito. Avevamo  già dato un acconto al momento della prenotazione. Solo  non ci risultava  che anche qui si trattenessero un depostito cauzionale. 300 euro per due notti. Pazienza. Allarme quando il gestore telefonico ci messaggia che l’albergo si è trattenuto il deposito cauzionale quattro volte. Al bureau dicono che c’è stato un errore. Rimedieranno a breve.

West Wind Hotel
Naturalmente non rimediano, non si può fare.  Dopo un mese dal rientro riavremo i nostri soldi. Però la vacanza è rovinata. Nemmeno una scusa. E se avessimo dovuto continuare il viaggio? La carta di credito ha un limite, 1200 euro tolti in un botto  possono creare problemi.  Ci rilasciano uno scritto da consegnare alla nostra banca per accelerare le procedure di sblocco. Inutile. Anche qui al check out non ci fanno   firmare il saldo. Ma sapevamo già che poi l’addebito sarebbe arrivato on line.
Che dire, magari una colazione offerta per la vacanza rovinata ci sarebbe stata.
Sanibel ha una bella spiaggia con conchiglie e tanti uccelli sul bagnasciuga e l’acqua è calda. Però è ben lontana da quel luogo naturalistico con poca gente che mi ero immaginata.
Poi l’episodio dell’albergo ha condizionato la vacanza .


Sanibel

Nell’isola abbiamo cenato da Melissa, molto chic, e al Sandbar  dove abbiamo pagato ma siamo stati bene.
Per il ritorno ricordatevi che con la US Airways bisogna fare il chech in on line o in aereoporto nelle apposite macchinette dove si mette il codice di prenotazione e il passaporto. Non lo fanno ai banchi come all’andata.
Che dire di questa vacanza?
Mettendo a confronto la fatica del viaggio e i posti che abbiamo visto direi che il gioco non vale la candela.
12 ore di volo possono essere sfruttate per andare in luoghi più belli. Ma capisco che è soggettivo.
In questo viaggio ci siamo sentiti un po’ dappertutto di essere un disturbo:  nei bar, negli alberghi, negli stores. Sarà per il nostro pessimo inglese. Sarà che la Florida è la patria degli americani ricchi e non hanno bisogno di turisti stranieri.
Magari è più fortunato  chi va  a nord per vedere il parco giochi di Orlando con i bambini…


Viaggio effettuato a maggio 2015

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