domenica 18 ottobre 2020

RISPONDO A VIOLA GIORGINI

 

   
Fin da bambini ci insegnano che la vita di ognuno è il risultato di quello che siamo e di quello che abbiamo coltivato nel corso del tempo.Una frase corretta, ma a volte non completamente veritiera. Può succedere, quando meno te lo aspetti, che la vita ti metta davanti ad una dura ed inaspettata prova, di fronte alla quale o sai prontamente reagire, o il corso della tua vita prende una strada diversa. Questa strada purtroppo la sto scoprendo un passo alla volta e dopo anni, quando la mattina apro gli occhi, ancora, facilmente, la confondo con un incubo...

 

     Cara Viola, rispondo alla tua lettera dal punto di vista di quelli che tu chiami spettatori. No, io non ho sprizzato odio sui social, né messo lettere anonime nella posta. Ti faccio una domanda però. Se il signor Ciontoli avesse lasciato te a morire tra sofferenze atroci e grida di aiuto soffocate da rimproveri , che avrebbero fatto i tuoi genitori?

Non si sarebbero comportati come i signori Vannini e  cercato giustizia anche con l’aiuto dei media? E cos’è la giustizia? La giustizia può essere condanna, c’è poco da fare.
Trovo la tua lettera in certi tratti contraddittori: da una parte dici di essere stata all’epoca del fatto (come lo sono  tutti i ventenni di famiglia) una ragazza stupida e irresponsabile, dall’altra sostieni che se non fossi certa della bontà del tuo comportamento non potresti vivere.

Eppure Viola, le grida di Marco, non potevano essere sentite senza reagire. Hai sostenuto anche di non sapere del colpo di pistola fino all’arrivo al Pronto Intervento. La signora Pezzillo dai vicini afferma che quando Federico ha trovato il bossolo  si è capito che Marco era stato ferito da un colpo d’arma da fuoco. E considerato che Federico è il tuo fidanzato trovo impossibile che non ti fosse stato riferito.

E che avete fatto tu e Martina in quei venti minuti sole a casa prima di andare in ospedale?

E perché vi siete disposti in maniera calcolata all’arrivo dell’ambulanza?

Vedi:  tutte queste strategie, queste bugie, reticenze, accordi, hanno un grosso peso sull’opinione pubblica  anche se a te, vista la lettera che hai scritto, non sembra. Tu credevi che il proiettile fosse fermo sulla spalla, che Ciontoli avesse ragione nel dire che Marco soffriva di un attacco di panico e non di una devastazione da proiettile che anche se ferma sul braccio certo bene non deve fare.

Ti stupisci perché non c’era l’intenzione. Però i fatti ti assicuro hanno disgustato. Versioni del signor Ciontoli continuamente diverse, sempre protese all’inganno pur di alleggerire la responsabilità. Mai nessuno di voi che si sia espresso chiaramente, che abbia ammesso accordi. Che si sia dissociato dal comportamento degli altri.

Sì, hai ragione c’è stato un circo mediatico, perché la trascuratezza (assurdità) nella morte di Marco ha spaventato e di conseguenza ha puntato i riflettori.

Hai ragione,  non si sa come ci si sarebbe comportati noi in una simile situazione: si sarebbe andati in panico ognuno in conformità al proprio carattere. E’ che io non ho colto in voi l’umanità, il lasciar cadere le braccia di fronte agli schemi, alle raccomandazioni chieste, alle versioni strampalate che hanno alimentato ricostruzioni fantasiose. Vi ho visto piangenti, spaventati, col rosario in mano ma perché temevate per la vostra, di vita. Scusami è questa l’impressione che ho ricevuto.

E l’agire dopo, il chiudersi in blocco ha fatto diventare la famiglia Ciontoli “ i Ciontoli”, te compresa.

Perché è vero che l’odio dipende da chi lo subisce.

Ti faccio  un’altra domanda:

Se fossi stata tu “una spettatrice” e non protagonista assolta che avresti pensato?

domenica 4 ottobre 2020

I CIONTOLI CINQUE ANNI DOPO

 

Foto da google immagini 
 

       La morte di Marco Vannini su cui ho già scritto è un fatto che mi ha colpito tanto e che ho seguito in tutti questi anni.

Adesso come adesso mi sono fatta l’idea che il signor Ciontoli sia una persona limitata, se parliamo di intelligenza credo  non si collochi ad un livello molto alto.
Devono essere stati difficili i rapporti con lui in casa. La tracotanza per nascondere i limiti. Per ribadire di essere il “capo”famiglia. Una protervia che è solo fumo: lo dimostra il fatto che non sia stato in grado di fare una domanda concorsuale corretta per Marco.
Ciontoli per una parte della sua vita è stato un uomo fortunato: un buon posto di lavoro (è stato raccomandato?), una bella famiglia, una bella casa.
Poi la tragedia di Marco.
Certo nessuno di noi sa cosa può accadere in quegli attimi. Si tende a negare l’evento, indubbiamente.
Credo che a sparare sia stato lui, che Martina fosse presente, che ad un certo punto tutti fossero consapevoli che il povero ragazzo avesse ricevuto un colpo d’arma da fuoco nel braccio.
Credo anche che i presenti soggiogati dall’autorità paterna adulta ( stiamo parlando di ragazzi appena maggiorenni) abbiano lasciato fare. Forse l’unico che ha cercato di opporsi è stato Federico.
Mi disturbano molto i rimproveri che  vengono fatti ad un Marco morente che grida e si lamenta.
Mi indigna il trincerarsi tutti a riccio, il proteggere a tutti i costi “la famiglia”. Ecco che saltano legami meno radicati e meno forti. (vedi Martina)



Forse una riflessione sulla famiglia italiana è d’obbligo. Questo non lasciare andare i figli, non renderli indipendenti, evitando di avviarli presto ad essere persone capaci di intendere e volere da sé non va bene.  

Diamo regole ai figli (che poi possono arrivare fin là) ma lasciamoli fare, lasciamoli avere la pienezza della loro responsabilità.


 

Se i ragazzi (Martina e Federico) possono avere delle attenuanti non li ha (per me) Maria Pezzillo la moglie, l’altro adulto presente. Ha dimostrato una indifferenza scioccante: quando ha parlato con la mamma di Marco al pronto soccorso, quando è andata dai vicini, quando ha telefonato in banca per mettere in sicurezza i beni. Mai una scusa, mai pietà. E’ stata ingurgitata subito nella sua situazione da difendere.
I Ciontoli (almeno all’inizio) sono stati certamente favoriti. La casa non è stata posta sotto sequestro, né fatti i rilievi dei RIS.




Il caso Vannini è stato deflagrante per l’opinione pubblica senz’altro per la spinta dei genitori (chi non ha sentito sulla sua pelle il dolore della madre?) ma soprattutto come ha detto anche il legale della famiglia Vannini per il comportamento degli imputati.
Hanno cambiato versione al cambiare delle prove. Hanno negato ogni evidenza. E questo tenere il coperchio chiuso a tutti i costi ha insospettito. Come se ci fosse ben altro da nascondere.
Gli accordi presi tra loro, il disporsi all’arrivo dell’ambulanza in modo da sostenere la versione concordata hanno scioccato l’opinione pubblica. Questa mancanza di altruismo, di soccorso, hanno impaurito.
E noi nelle nostre case spaventati abbiamo puntato il dito. Perché i Ciontoli nonostante tutto, nonostante la lettera dell'imputato (padre) prima del secondo  processo d’appello tendono ad una cosa sola: a difendersi. La consapevolezza quella vera, che sommerge, che pietrifica per lo sbaglio, che taglia le ginocchia per una vita tolta  è ancora lontana.

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