Fin da bambini ci insegnano che la vita di ognuno è il risultato di
quello che siamo e di quello che abbiamo coltivato nel corso del tempo.Una frase corretta, ma a volte non completamente veritiera. Può
succedere, quando meno te lo aspetti, che la vita ti metta davanti ad
una dura ed inaspettata prova, di fronte alla quale o sai prontamente
reagire, o il corso della tua vita prende una strada diversa. Questa
strada purtroppo la sto scoprendo un passo alla volta e dopo anni,
quando la mattina apro gli occhi, ancora, facilmente, la confondo con un
incubo...
Cara Viola, rispondo alla tua lettera dal punto di vista di quelli che tu chiami spettatori. No, io non ho sprizzato odio sui social, né messo lettere anonime nella posta. Ti faccio una domanda però. Se il signor Ciontoli avesse lasciato te a morire tra sofferenze atroci e grida di aiuto soffocate da rimproveri , che avrebbero fatto i tuoi genitori?
Non si sarebbero comportati come i signori Vannini e cercato giustizia anche con l’aiuto dei media?
E cos’è la giustizia? La giustizia può essere condanna, c’è poco da fare.
Trovo la tua lettera in certi tratti contraddittori: da una parte dici di
essere stata all’epoca del fatto (come lo sono
tutti i ventenni di famiglia) una ragazza stupida e irresponsabile,
dall’altra sostieni che se non fossi certa della bontà del tuo comportamento
non potresti vivere.
Eppure Viola, le grida di Marco, non potevano essere sentite senza reagire. Hai sostenuto anche di non sapere del colpo di pistola fino all’arrivo al Pronto Intervento. La signora Pezzillo dai vicini afferma che quando Federico ha trovato il bossolo si è capito che Marco era stato ferito da un colpo d’arma da fuoco. E considerato che Federico è il tuo fidanzato trovo impossibile che non ti fosse stato riferito.
E che avete fatto tu e Martina in quei venti minuti sole a casa prima di andare in ospedale?
E perché vi siete disposti in maniera calcolata all’arrivo dell’ambulanza?
Vedi: tutte queste strategie, queste bugie, reticenze, accordi, hanno un grosso peso sull’opinione pubblica anche se a te, vista la lettera che hai scritto, non sembra. Tu credevi che il proiettile fosse fermo sulla spalla, che Ciontoli avesse ragione nel dire che Marco soffriva di un attacco di panico e non di una devastazione da proiettile che anche se ferma sul braccio certo bene non deve fare.
Ti stupisci perché non c’era l’intenzione. Però i fatti ti assicuro hanno disgustato. Versioni del signor Ciontoli continuamente diverse, sempre protese all’inganno pur di alleggerire la responsabilità. Mai nessuno di voi che si sia espresso chiaramente, che abbia ammesso accordi. Che si sia dissociato dal comportamento degli altri.
Sì, hai ragione c’è stato un circo mediatico, perché la trascuratezza (assurdità) nella morte di Marco ha spaventato e di conseguenza ha puntato i riflettori.
Hai ragione, non si sa come ci si sarebbe comportati noi in una simile situazione: si sarebbe andati in panico ognuno in conformità al proprio carattere. E’ che io non ho colto in voi l’umanità, il lasciar cadere le braccia di fronte agli schemi, alle raccomandazioni chieste, alle versioni strampalate che hanno alimentato ricostruzioni fantasiose. Vi ho visto piangenti, spaventati, col rosario in mano ma perché temevate per la vostra, di vita. Scusami è questa l’impressione che ho ricevuto.
E l’agire dopo, il chiudersi in blocco ha fatto diventare la famiglia Ciontoli “ i Ciontoli”, te compresa.
Perché è vero che l’odio dipende da chi lo subisce.
Ti faccio un’altra domanda:
Se fossi stata tu “una spettatrice” e non protagonista assolta che avresti pensato?