Nel caso di Marco Vannini è innegabile che al di là della tragica morte di un ragazzo di 20 anni sia anche l’altra famiglia, i Ciontoli, che ha colpito l’opinione pubblica.
I Ciontoli sono il Caos, l’imprevedibile oscuro che può esistere dentro di noi.
Adesso sono in prigione tutti, da un anno.
Nell’ultimo periodo, prima della Cassazione hanno cominciato a farsi vedere in tv, sui social. Li ho ascoltati, visti. Mi sono impegnata a seguire Federico che sembrava il meno colpevole. Su facebook, su instagram, credo.
L’ho ascoltato attentamente. Però… c’è un però.
Federico si arrampica sui particolari, su imprecisioni artate dai media per sostenere la sua non colpevolezza, per mitigarla. Quello che non riesce a cogliere è il macigno della storia che non può essere ridimensionato da qualche intercettazione collocata ad hoc.
Subito dall’inizio, i Ciontoli si sono stretti a cuneo e non si sono mossi di un millimetro se non per dare versioni alterne perché smentite dalle prove.
Penso che a sparare sia stato indiscutibilmente Antonio, il capofamiglia. Credo che le pistole non fossero in bagno ma in un altro posto e che Marco non stesse lavandosi ma stesse chiacchierando con Martina nel bagno. Penso che Antonio sia entrato di proposito per fare uno scherzo e abbia sparato senza guardare se dentro ci fossero pallottole.
Antonio tronfio, megalomane, prepotente e autoritario.
C’era Martina? Difficile rispondere perché se ci fosse stata avrebbe dovuto credere che uno sparo non era uno sparo. E’ possibile credere a un padre padrone?
D’altronde le intercettazioni del suo racconto nella stazione di Civitavecchia dimostrerebbero la sua presenza. Racconto che ha pesantemente condizionato il secondo processo.
Marco è stato lavato? Sì, sfugge ad una testimonianza di Maria Pezzilo.
Perché Marco non ha parlato, non è intervenuto, non ha gridato aiuto?
Contrariamento a quanto pensano i genitori io credo che a Marco i Ciontoli abbiano chiesto di non parlare per non creare problemi. Marco amava Martina, le chiede scusa quando le sue grida di dolore sono troppo forti. Se lei gli ha detto: “abbi pazienza è una cosa da niente, appena possibile papà ti porta all’ospedale e cerca di risolvere la situazione senza avere danni per il suo lavoro” lui avrebbe ingoiato il suo dolore e sopportato l’ insopportabile.
Sono convinta che fino a che Federico non ha trovato il bossolo in bagno tutti credessero al “colpo d’aria”
Poi hanno accettato il colpo di pistola e come tale la possibile morte del ragazzo.
Da quel momento sono tutti colpevoli. Si sono schierati in postazioni di difesa. Tutti a mio avviso hanno sentito la telefonata di Antonio al 118, nessuno ha raccontato la verità quando è arrivata l’ambulanza.
La visione che danno in quel momento è di un formicaio calpestato, scappano da tutte le parti. Resta il Ciontoli con la sua imperscrutabilità, che fa il tonto e dice che è stato un pettine a punta.
Non capisco poi perché anche se l’ambulanza è stata chiamata in codice verde al ritorno non sia partita in codice rosso. Non che questo viste le perizie avrebbe modificato l’esito.
Maria Pezzillo, ho sentito sostenere che avrebbe dovuto avere una pena minore: non sono d’accordo. Lei era l’unica altra adulta, l’abbiamo sentita zittire Marco quando gridava e dirgli: “basta!”
Ci hanno riferito che il ragazzo stava morendo e lei si lamentava per il lavoro del marito e per il timore di perdere la casa. Non ultimo di non avere un golfino adeguato. E’ stata registrata dai vicini quando si è recata per verificare cosa avessero sentito e per condizionarli. E poi lei è una mamma, se si fosse trattato di suo figlio?
famiglia Ciontoli |
Federico, che si è attivato per un aiuto è l’unico della famiglia che forse avrebbe dovuto avere una pena inferiore, solo che nelle sue spiegazioni sui social traspare l’educazione del Ciontoli, quel non volere chiedere scusa, una certa mancanza di umiltà.
Viola, duplice nel suo atteggiamento: piange continuamente in aula ma diventa aggressiva e incauta quando risponde al cellulare a casa.
Martina? Un mistero. La nuora che non vorrei avere. Ha abbandonato Marco nel momento della scelta.
Forse il legame si era usurato, forse il padre è sempre il padre. Si fa il selfie con le amiche pochi giorni dopo, chiede al professore un voto più alto in quanto fresca “vedova”. Fredda, controllata a rispettare il patto familiare anche quando le telefonano gli amici più cari, pieni di emozione/agitazione per quanto successo.
Al processo tiene testa. A me è parsa una tosta.
E adesso passiamo ad Antonio Ciontoli, un pallone gonfiato, con scarse abilità: chissà da chi sarà stato raccomandato per ottenere quel posto di lavoro (mamma, in che mani siamo!) Sono convinta che gli errori sulle domande di concorso presentate da Marco non fossero boicottaggi ma incapacità del Ciontoli. Uno che aveva avuto fortuna immeritata fino a quel momento, e di questo ne è consapevole tanto da affondare nel panico quando la vede (fortuna) sfuggire di mano.
Una persona prepotente senza principi solidi. Sono convinta che le armi le avesse tenute tutto il giorno sul divano e che poi abbia avuto la brillante idea di fare uno scherzo a Marco senza minimamente accertarsi se la pistola fosse scarica.” Tac di sparo”, riferisce Martina di averlo sentito dire. Dopo tutto il bersaglio non era suo figlio. Martina a mio avviso c’era in quel bagno. La sua descrizione troppo veritiera e mimata con precisione: “Marco, amò, ti sei solo spaventato è un colpo d’aria”.
Dalle intercettazioni dei Ciontoli in caserma una cosa si capisce, che non hanno rimorsi, che la vittima sembrerebbe il padre, che le quasi due ore di agonia che hanno fatto passare a Marco manco li sfiora.
Che con il padre sottosopra è Federico a prendere le redini della famiglia e a concordare versioni tese a proteggere l’indifendibile.
Federico che oggi continua a protestare che lui c’era e nessuno voleva la morte del ragazzo. Ma che credi che una persona colpita da un proiettile calibro 9, con quei sintomi potesse non avere niente di grave?
Ma a cosa mirava il Ciontoli? Chi avrebbe potuto sottacere una ferita da arma da fuoco? Certo avrà avuto conoscenze in alto loco visto che fino alle otto del mattino al PIT di Ladispoli sono sfilati vari gradi delle forze armate. Ma credo che nessuno avrebbe spalleggiato un omuncolo di tale spessore. Nemmeno Izzo che lo abbandona dopo poco.
A Federico dico: d’accordo sarai stato il meno peggio in quella famiglia ma dal momento in cui è stato ritrovato il bossolo e nessuno ha smentito le assurdità di Antonio dette al 118 o quando sono arrivati i soccorsi, vi siete incarcerati da soli. E purtroppo lo meritate. Non è gogna mediatica è riprovazione pubblica. Non credo ne uscirete migliori, l’educazione del Ciontoli purtroppo come quasi tutti gli insegnamenti sbagliati danno un imprinting formativo difficilmente modificabile. Farete la vostra vita, avrete dei figli, capirete. Cercherete di dimenticare o vi arrampicherete ancora nelle giustificazioni. Non ce ne sono. Meglio che questo lo interiorizziate e comprendiate che forse era questo che si aspettavano tutti, una ammissione di colpa, un abbassare la testa: “Scusate siamo colpevoli, abbiamo sbagliato tutti”.