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Gran Sasso
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Stavolta si cambia. Il marito quasi mi accusa di non aver mai voluto visitare gli Appennini.
Manco sai i nomi , mi dice. Neanche lui a dire il vero li sa. Fa un po' di confusione. Mi parla di monti che si delineano come il Tibet. Sibillini, Gran sasso, Maiella, quali sono?
Piano, aspetta che do un occhio e lui scompare fino al momento della partenza.
Partiamo un po' fuori del nostro solito periodo. Dalla metà di luglio, col caldo, mah!
Due tappe dopo aver chiesto consiglio nel forum di tripadvisor. 4 + 4 giorni.
Marchigiano16, esperto delle Marche, dice di fare tappa a Sarnano che è ai piedi dei Sibillini, per l' Abruzzo ci viene consigliata Assergi dove parte la funivia per il Gran Sasso.
Il più è fatto. Adesso le sistemazioni, che vogliamo comode con due letti , c'è anche il cane. Vero Taby?
A Sarnano la ricerca è più difficile. Quattro giorni quando potresti dare la stanza a chi si ferma una settimana? Alla fine ci confermano in un agriturismo "Noi terra di Magie" .
Ad Assergi prenotiamo un appartamentino con colazione: "Il Parco". Ci preoccupa la vista dell'autostrada che passa vicino. Ma dai, che vuoi, è una fotografia...
La strada è lunga, più di cinque ore. All'arrivo ceneremo nell'agriturismo del soggiorno che è vegetariano. Fa caldo. La strada sterrata per arrivare al casolare ci era stato detto fosse impervia. Allarmismo? No. Lo sterrato è lungo, stretto, disconnesso, in salita e inselvatichito. Tempeste di tafani a zone si abbattono sull'auto, noi felici di aver i finestrini ben chiusi.
Arrivati e accolti da Stefano, il gestore.
Siamo in collina, tre casolari ristrutturati in armonia con l'ambiente, tanti fiori, un cane che fa amicizia con Taby. Il locale che ci viene dato è composto da due camere e un bagno. La luce fa fatica ad entrare per le poche finestre /aperture e non c'è condizionatore. Sarà una costante di questo viaggio e di queste zone: anche all'Aquila che ceneremo in un bel locale niente aria condizionata, né ventilatori. Solo ventagli per chi ha avuto l'accortezza di portarseli dietro.
Sarnano è un bel paesetto con della gente cordiale e gentile anche se Amandola ci piace di più.
Maritozzo al bar, sotto i portici davanti le bancarelle del mercato settimanale e un caldo che ti inchioda alla sedia.
Una anguria per favore. Ci offrono anche il melone.
Quattro chiacchiere giusto per il piacere. Poi si torna al nostro eremo e ogni metro di quei due chilometri di sterrato è un traguardo. I tafani in agguato nei soliti punti: una sfida.
Oggi facciamo le Gole dell'Infernaccio. Una goduria per Taby . No, ma un cane che ama così tanto l'acqua e non teme la corrente, il freddo, la profondità e nuota come se fosse il suo destino. Ma dove lo trovi? Neanche i cani da salvataggio...
Chi lo sapeva che questa è zona da tartufi? In tutte le stagioni poi e allora ecco tagliatelle, ravioli, crostini con le scaglie del prezioso tubero. Ceneremo alle "Clarisse" e alla "Trattoria Marchigiana" da noi preferita dopo aver fatto l'escursione alle "Cascate perdute " tre punti di Sarnano in mezzo ai boschi dove le cascate fanno giochi, salti e pozze sulla roccia. Taby nuota tra i turisti che la riprendono. Cane prodigio anfibio.
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Cascate Perdute
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Oggi si lascia Sarnano, i tafani e le frasche che nascondono l'orizzonte e si va ad Assergi. Ciao strada non ti rimpiangiamo. Anzi temiamo che sarà difficile per i gestori lassù portare avanti l'attività con le piogge di novembre, la neve d' inverno, le pietraie in salita. La piscina chiusa.
I Sibillini sono sullo sfondo. Non ci siamo mai entrati. I paesi non li attraversano. Sembra che niente li attraversi. Solo uno sfondo brullo da cartolina. Magari qualcuno ci riuscirà in un clima diverso, si inerpicherà nel nulla dopo chilometri in auto e camminerà per ore. Fortunato.
Le montagne assumono contorni più familiari anche se c'è qualcosa di diverso. Inutile girarci intorno siamo sugli Appennini non sulle Alpi.
Il B&B il Parco è a 900 metri di altezza ma il caldo appiccica e infastidisce. L'autostrada è davvero a due passi ma il nostro appartamentino è a piano terra e il rumore non si sente. Peccato abbia una vetrata che si incamera il sole e non c'è condizionatore. Ma ci vengono dati due ventilatori. Taby vede che non c'è acqua per nuotare e si nasconde sotto il letto.
Parliamo dei gestori, due fratelli Mario e Domenico speciali, disponibili, amabili, sorridenti e spiritosi. Sono la forza della struttura. Ti fanno andar via contenta.
La colazione al mattino senza orario nel loro bar ci risolleva da quelle spartane fatte a Sarnano. Ci sono torte fatte in casa, brioche fresche, succo, frutta, jogurt. Due battute spiritose non mancano. Avvicinano e allegeriscono.
Decidiamo di raggiungere in auto due posti imperdibili: il paese di Santo Stefano di Sessanio e Rocca Calascio, scenografia di molti film e ispirazione per l'ambientazione de "In nome della rosa". Sono a dieci km. di distanza l'uno dall'altro.
Il paese a 1200 metri (tra i borghi più belli d'Italia) è un labirinto di stradine, pareti di sassi, porticati, scale. Tutto sale a spirale fino a raggiungere la torre merlata medioevale appena ricostruita dopo il terremoto. Il paese, apprezzato anche da un turismo straniero, è sede di un albergo diffuso che deve essere completato e ancora puntellato da ponteggi e passaggi in ricostruzione. Una chicca in confronto a certi borghi di Francia che abbiamo visitato.
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Santo Stefano di Sessanio
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Qualche bottega che vende la famosa lenticchia nera. Il resto è rimpianto per non avere più tempo, potersi addentrare in ogni viottolo, in ogni passaggio, in ogni stradina.
Rocca Calascio ci aspetta speriamo non ci sia troppa gente e troppo caldo.
La strada che porta alla rocca è bloccata. Si deve posteggiare in Paese, salire fino alla biglietteria e poi prendere la navetta.
Salire fino alla biglietteria corrisponde a fare tanti, tanti scalini. Taby ha sete, si fionda in una fontanella piena di vespe, incolume. Niente museruola in navetta solo carezze dei passeggeri. Comincia la salita verso la fortezza e la chiesa...il paesaggio con il vento e lo sfondo delle arsure è pieno di atmosfera. Poi si sale tra pietre, rocce e vento fino alle mura nude e squadrate. Entriamo , un ponte per agevolare l'ingresso ma subito prima massi scomposti rendono instabile l'appoggio. Facciamo il giro dei bastioni e torniamo ad aspettare la navetta del ritorno.
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Rocca Calascio
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I paesi che attraversiamo ma anche quello in cui alloggiamo sembrano non essersi mai ripresi dal terremoto del 2009. I centri in ricostruzione sono spopolati. La gente è restia a riaprire. Un fruttivendolo è a otto chilometri di distanza. Nel supermercato troviamo i prezzi alti. Tutto è un po' baraccato anche se nei ristoranti si mangia bene e i prezzi sono bassi. In una specie di rimessa da giardino un orefice siede sugli scalini in attesa di clienti...
La chicca di Assergi, mi perdoni il Gran Sasso, è
Franchino ristoratore della trattoria" Fore le mura".
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...poi altri
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Due sale alla meglio, due posti fuori alla meglio. Non fatevi condizionare dai suoi modi un po' bruschi nell'immediato: il talento lo riconosco dall'odore. Franchino è un grande: cucina popolare del territorio.
Sempre pieno, d'obbligo prenotare. Antipasti che non finiscono mai, un primo di pasta tradizionale e arrosticini super gustosi. A Franchino viene voglia di stringere la mano per rispetto, un grande, glielo si deve. Conto modesto. Certo se ci tenete all'ambiente, alla pulizia precisa e ordinata, all'etichetta, non andateci: c'è sempre il "Vulìa" elegante dove potete gustare spaghetti alla chitarra con sugo all' amatriciana.
E adesso si prende la funivia e si sale.
Arriviamo in una giornata di sole e quando scendiamo il vento è molto forte e rende instabili.
Abbiamo già rinunciato a raggiungere il rifugio Duca degli Abruzzi, per cui ci limitiamo a fare un giro intorno. Il posto è brullo, arido, deturpato da ripetitori e un osservatorio. Tre chioschi che sfornano arrosticini e patatine. Un ostello ben inserito. Ma il Gran Sasso è lui, l'albergo che ha ospitato Mussolini nei pochi giorni di prigionia prima che arrivassero i tedeschi con gli alianti a portarselo via. La struttura è in ristrutturazione. Anche se non vedo lavori in corso. È inutile puntare l'obiettivo verso l'orizzonte, il fuoco del cellulare si stabilizza sulla costruzione crepata rossa dell' albergo.
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Gran Sasso
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Al ritorno c'è internet che spiega tutto, come si è svolto l'attacco tedesco, chi lo dirigeva e giù video, interviste. Considerazioni. I cocci di un Italia allo sbando.
È la nostra storia, la nostra terra anche se è così lunga che si divide. Dovremmo rapportarci col passato non per emularlo ma per assumercene le responsabilità, per imparare. Quegli italiani siamo noi.
Sono profonda o pesante?😏 Allegerisco: dai Taby che si torna.