lunedì 29 aprile 2024

RITORNO A MARRAKECH

Piazza Jemaa El fna- Marrakech

 

      Marrakech è una città caotica, molto turistica e giovane:  la meta ideale per la vacanza di tanti giovani occidentali

E’ una città in cui la Medina è il classico trappolone per turisti (gli acquisti nei souk hanno prezzi triplicati).

Ed è  un luogo rischioso per i pedoni , bisogna stare molto attenti al traffico: in viuzze a labirinto piene di merci, persone, liti,  gatti,  i motorini sfrecciano nei due sensi e i passanti devono avere specchietti retrovisori, laterali, frontali contemporaneamente. Mai spostarsi lateralmente senza aver guardato dietro di sé. In due la fila indiana è l’unica permessa.

Vicoli della Medina

Anche dove la Medina allarga la strada il traffico è insostenibile. Mi sono sentita una anziana quando un locale mi ha aiutato ad attraversare.

Il mio ritorno a Marrakech (la prima volta ci sono stata una quindicina di anni fa) è germogliato qualche anno fa. Penso che una foto dai tetti della Medina  sulla piazza Jemaa el fna abbia catturato il mio mood e così è partito il tutto. All’inizio volevo dividere il viaggio in due tappe Marrakesh e un soggiorno in Ksar nel deserto. Hai presente quei castelli merlati nella sabbia? Ocra su terra ocra. Portoni che si aprono su fortezze che dentro hanno fontane, palmeti, divani arabescati. Quelli sono i Ksar.

ksar

Nella pratica per arrivare al deserto, quello vero (Merzouga) non è proprio immediato per cui vista l’età ho pensato di fermarmi a Marrakesh e fare qualche escursione in giornata.

Primo passo:  trovare  il Riad (hotel) giusto per soggiornare. I Riad sono palazzi antichi ristrutturati con stile locale. Poche stanze, atmosfera da alì babà. La città è piena di Riad e sembrano tutti belli. Alla fine ho optato per uno che avesse un tetto “giusto” con vista sulla Medina, angoli di atmosfera. Ho speso un po’ di più di quanto preventivato e prenotato il Riad Dyor nella parte nord.

Ci siamo rivolti al Riad anche per il transfert  dall’aeroporto (un consiglio che danno  tutti), un taxi ti lascia fin dove possono circolare le auto, poi addentrarsi nelle viuzze della Medina per trovare l’alloggio non è facile. Ecco che la migliore soluzione è il  transfert dell’hotel che  ti porta poi a piedi a destinazione.

Il Riad era veramente bello: 3 corti aperte  sul tetto terrazzato. Stanze con patii arabeggianti e ogni decoro studiato con cura.



Terrazza Riad Dyor

 



 Ryad Dyor - Medina

 

 

Vi dirò, di primo acchito me lo aspettavo ancora più “lustro” poi mi sono resa conto che si trattava di una struttura con il suo fascino.  Terrazza, rooftop, da incanto. Prima colazione che ricorderemo per la vista.

Gentilezza di tutto il personale più che apprezzabile. Confusione con le lingue. La lingua parlata da tutti oltre l’arabo è il francese. Che poi uno parte con il play sull’inglese e si è sempre in bilico a smozzicare una parola in una lingua  e una in un’altra. Fai una confusione che il cervello non sa bene che strada prendere.

Ecco, tornando indietro chiuderei la porta all’inglese:

 “ Luciana fai conto di essere in Francia”.


Sono partita (come sempre) col programma fatto, poi si sa bisogna adattarlo.

Già prenotata da casa la visita ai giardini Majorelle di Yves Saint laurent, sempre affollati la cui prenotazione è fattibile solo on line. Sosta per uno snack al cafè che poi alla sera ci aspetterà  la cena più sontuosa di tutto il viaggio: locale Dar Moha

 

Giardini Majorelle

Dar Moha  ci ha bombardato di mail nei due giorni precedenti per chiedere conferma della prenotazione.

Il locale non era molto lontano dal nostro Riad, ci siamo andati a piedi, cartina e navigatore alla mano.

Siamo stati accompagnati in una sala che contornava una  piscina di maioliche , suonatori dal vivo, scenografia orientale. Forse un po’ troppo buio. Il cibo permetteva di prendere solo interi menù, va bene, si fa.

Dar Moha

Il giorno successivo abbiamo prenotato un tour dei souk con guida, partenza da piazza Jemaa.  La guida parlava italiano,  simpatica ci ha  fatto  vedere anche la Madrasa Ben Joussef

Madrasa

Prezzi nei negozi gonfiati all’inverosimile, che fai? Spendi!


Sosta al cafè des Epices, nominato in tutte le guide.


In una agenzia locale ci siamo accordati per  2 tour di giornate intere: una a Essaouira, un’altra per rivedere Ait Ben haddou, cittadella fortificato a quattro ore da Marrakech.

Essaouira

Ait Ben Haddou

 

 

 

 

 

 

 

Tornando indietro le eviterei entrambe.

La prima è una località di mare con un souk simile a tutti i souk arabi (forse un po’ più rurale), pranzo in un locale fronte mare senza infamia e senza lode. Pulmino caldo, solite soste programmate per acquisti.

Tutti propongono l’Argan: oli, creme, scrub, burro cacao a prezzi 4/ 5 volte maggiori che da noi. Saranno più buoni? O è solo un raggiro?

La seconda escursione, più lunga, si rivelerà ancora più turistica.

Dove è finita l’Ait ben haddu dei miei ricordi? Solo dentro di me. Perché questa  ha corrotto la memoria:

Il tenersi tutti per mano contro il vento attraversando il fiume in secca, metafora della vita, dietro la  cittadella rossa, arroccata fino a raggiungere l’essenziale.  Il ritorno dell’uomo moderno ad una società antica.

Adesso solo torpedoni di guide che perdono i turisti, negozietti di paccottiglie, ristoranti che aprono le porte a bus che si svuotano.

Le sere dei tour abbiamo cenato al riad, quasi tutti  offrono questo servizio su richiesta. Se la prima sera con  il  cous cous e la vista dalla terrazza è andata bene, la seconda il cibo era veramente poco appetitoso.

I giorni rimanenti abbiamo fatto quello che avremmo dovuto fare al posto dei tour:

Visita ai Giardini segreti, al palazzo El Bahia, ai famosi caffè storici come il Gran cafè de la post: atmosfera coloniale di grande impatto.

El Bahia



  

 

 

 

 

  Gran cafè de la Poste

 

 

 

 

 Erboristerie consigliate dal direttore del nostro riad, piazza Jemaa al tramonto poco prima che finisca il Ramadan e poi cena sui banchetti numerati allestiti sulla piazza. Ognuno ha la sua specialità: spiedini, lumache, zuppe.



Poi una cena italiana al ristorante Limoni, il proprietario assomiglia a Renato Zero, l’ambiente è in un patio con maioliche e piante di limoni. Obbligatoria la prenotazione, difficile trovare posto.

 

 Ristorante Italiano

         Limoni

 

 

 

 

 

 

 

 

Riassumo:

Marrakech non è una meta tranquilla;

E’ la città più colma di turisti che io abbia visto;

Gli uomini del posto si sono abituati alle turiste scollacciate e non ho visto nessuno importunare.

La temperatura è pazza, si passa dai 10 gradi del mattino ai 40 dell’una e ancora 14 la sera. In effetti la popolazione gira in giubbotto dal mattino alla sera.

I prezzi nei souk sono alti: tutti vendono argan ad un costo 4 volte maggiore rispetto all’Italia. Sarà più buono? Spero.

I taxi costano poco, i ristoranti se ne trovano di tutti i prezzi.

Non consiglio i tour in giornata, ma piuttosto di visitare palazzi reali/storici ristrutturati in alberghi. Caffè che guardano la Medina.

Le mie guide sono state : Routard. Lonely planet, e internet.

La Momounia

Ci siamo persi una visita alla Momounia, una cena da Dar Zellji, un’altra sul vicino deserto di Agafay e una vista da  qualche  roof top consigliato.

Col senno del poi avremo aggiustato l'itinerario: lo lascio a chi si accinge  a visitare  Marrakech. 

Io questo sono riuscita a vedere. E mi dovrò accontentare: anche i rimpianti fanno parte di ogni meta.

 

lunedì 1 aprile 2024

LE CAPACITA' DI ALESSIA PIFFERI

 

Alessia Pifferi, sguardo impostato, una bottiglietta d'acqua

       Sono arrivata alla mia età, avvalorata anche da certi casi di cronaca, per capire che alcune persone sono il male. Non ne conosco i meccanismi o le cause, è una questione di pelle, di segnali. Di comunicazione.

Alessia Pifferi, madre degenere che ha lasciato morire di sete e di fame la sua bambina di 18 mesi in un giorno di luglio con 40 gradi perché doveva andare in vacanza dall’uomo di turno per me è il male.

La ritengo pericolosa, libera potrebbe colpire ancora con la capacità camaleontica che ha di travestirsi.

Alessia Pifferi nella sua amoralità, nel suo essere priva di scrupoli sa mettere il vestito della tonta ritardata che fa del male perché obnubilata dalla poca capacità intellettiva. Come certi assassini dei film.

E' riuscita a manipolare quattro psicologhe, ad inguaiare un avvocato difensore donna che parole sue (del difensore) voleva portarsela a casa perché era diventata un’amica e le faceva pena.

Certo adesso questa Giovanna d’Arco si è un po’ ridimensionata dopo che una perizia disposta dal tribunale ha stabilito, nero su bianco, che la sua assistita non ha nessuna patologia ed al momento dell’omicidio era capace di intendere e volere.

Se ne ricava che Alessia è capace di manipolare soprattutto o forse solo le donne.

La sua pinguedine, le sue labbra sbavate di rossetto che succhiano cioccolatini sono una vista fastidiosa. Un errore della difesa a mio avviso proporla così,  tonta e viscida collaboratrice di collegio.

Alessia viene ripresa mentre beve bottigliette d’acqua, quella sete che non ha considerato in sua figlia.

Tutto in lei per me dimostra scaltrezza: il linguaggio, la sua capacità di comprensione, la sua esposizione ( la scenetta che fa in tribunale con il “non mi sgridi”).

Alessia è una bugiarda patologica, affermano: però le si crede quando lo si vuole. 

Non penso che nelle assenze precedenti da casa avesse lasciato 3 biberon alla figlia (troppo lavoro) credo  ne avesse lasciato uno solo però pensava che mentendo sarebbe stata vista meno scellerata. Questo le si è rivoltato contro perché se ne deduce una intenzionalità di uccidere nell’ultimo abbandono. Di 7 giorni.

E  quando dopo 4 (giorni) è tornata vicino a casa  non è andata a vedere la figlia, a nutrirla, a riempire un altro biberon: avrebbe potuto salvarla.

Alessia Pifferi merita l’ergastolo. Per la gravità di quello che ha fatto, per il mancato pentimento, perchè persone come lei devono essere allontanate dalla società. Alessia è il male. Una vergogna per l’essere umano. Non le trovo attenuanti, la vedo solo un pericolo, Recupero? Non ci sarà mai.

 

Diana Pifferi, che sia fatta giustizia per la sua sofferenza