mercoledì 25 dicembre 2024

IL TRENO DEI BAMBINI

 

Davide Calì - Tre in tutto
                                    Il viaggio di un bambino serve a raccontare quello di tanti altri

 

    E' con stupore che sono venuta a conoscenza dei treni della felicità: una parte della storia italiana che ci fa onore e passata in sordina, forse perché promossa da associazioni comuniste e pertanto non portata al merito per la politica democristiana del dopoguerra.

Stiamo parlando dell’anno 1946, l’Italia distrutta dai pesanti bombardamenti alleati non ha forze.

Al sud peggio che al nord, anche se Milano,  è disperata.

Sono soprattutto i bambini a destare preoccupazione, senza cibo, cure mediche, casa e talvolta famiglia.

In quel primo inverno del ’45 sono tre donne dell’Unione Donne Italiane del PCI a pensare di accogliere quei bambini di cui nessuno può occuparsi, curarli, vestirli e inviarli in Emilia Romagna presso famiglie contadine non ricche ma disposte a dare un piatto di minestra in più .

E  questa catena di solidarietà fra poveri funziona.

70.000 bambini napoletani nel gennaio del ’46 lasceranno la stazione di Napoli diretti a Modena, Bologna, Rimini.

Una catena che comincia nell’individuare le situazioni di disagio, convincere le famiglie a lasciare i bambini per superare l’inverno al nord, nel periodo più freddo.

Il distacco durerà 7/8 mesi, poi gli stessi treni li riporteranno alle loro famiglie.

Una storia di grande solidarietà, in cui si sono creati legami fra bambini e nuove famiglie, tra nord e sud.

I bambini staccati dal loro ambiente, pieni di timori hanno raggiunto una situazione di accoglienza come se fossero arrivati nel paese di bengodi.

Il relativo benessere del nord, con cibo, indumenti, comodità sconosciute, affetto ha reso più difficile il ritorno.

Tutta questa pregevole operazione è stata fortemente ostacolata dalla chiesa che vedeva nell’Emilia e nei promotori dell’iniziativa una bandiera della dottrina comunista.

Alle famiglie biologiche dei bambini si metteva paura facendo leva sulle dicerie che i  comunisti mangiassero i bambini, li portassero in Russia o tagliassero le dita.

Un bambino raccontò di aver tenuto, una volta arrivato al nord, le mani nascoste a lungo per timore.

Altri arrivavano da una situazione di privazione così grande da infilare la pastasciutta nelle tasche.

Il film : Il treno dei bambini tratto dal libro omonimo di Viola Ardone è  da vedere per recuperare una vicenda sconosciuta ai più e mai raccontata nei libri di storia.


Amerigo, bambino dei quartieri spagnoli di Napoli che vive di espedienti, miseria, fame racconta con voce chiara del suo viaggio, lungo, sfinito fino a Modena, dove vedrà la neve per la prima volta.

Verrà affidato ad una famiglia contadina il cui capofamiglia lavora  col legno e fa violini. Ne costruirà uno speciale, monogrammato per Amerigo confuso da altri valori, altri affetti, un nuovo tipo di accudimento familiare. Si integrerà nella vita del luogo, frequenterà la scuola.

Quando il mondo dei poveri si alza di livello, è una legge naturale: il bisogno di crescita dell’individuo si aggrappa alle nuove possibilità. Si creano passioni come quella di Amerigo per il violino.

Amerigo, tornerà al sud ma per lui bambino intelligente e lacerato sarà impossibile rimanere in un territorio, allora, così deprivato. La sua fuga sarà dettata dalla disperazione.

Ancora un treno lo riporterà in Emilia per sempre.

Il film segue il libro nella parte più importante e significativa, la prima. La seconda parte ci parla di un ritorno del protagonista amaro, con sensi di colpa come se ad un bambino si perdonasse tutto all’adulto no.

Come anche agli altri adulti del libro. Tranne Maddalena, giovane organizzatrice del viaggio nel ‘46 diventata un’adulta amareggiata dalla svolta del partito e dagli ideali infranti.

Maddalena come Delia, due donne senza famiglia. La seconda è riuscita a farsela con Amerigo.

Un sud ancora rifiutato dal bambino diventato adulto, i cui unici amici “salvati” di quel treno sono per   l’aiuto delle famiglie ospitanti del nord.

Il film  mi ha molto colpito, mi ha infastidito che una storia così significativa sia stata completamente ignorata, non divulgata, apprezzata come meritava.

A chi interessa posto i link di approfondimento presenti sul web:

Pasta nera 

Il treno dei bambini che ha cambiato l'Italia