Credo di non aver visto peggior allestimento per rappresentare la giornata della violenza sulle donne come quello della foto sopra.
E’ il secondo anno che preparano il giardino e il marciapiede della casa di riposo della mamma con questa inappropriata scenografia.
Io, che sono 8 anni che entro in quella struttura più volte alla settimana e ho conosciuto Rina, Bianca, Luigi, Antonia, Rino, Rosa, Amalia, è solo i loro nomi che vedo su quelle croci e sono vittime della solitudine, della vecchiaia.
Rino amava il suo cane, togliamo la scarpa rossa e mettiamo la foto del cane, Bianca adorava i suoi figli, ricordiamolo. Amalia è rimasta anni in un letto a guardare il soffitto: mettiamo un cielo sopra quella croce. Annetta era una ballerina, leghiamoci una scarpetta. Gianna voleva morire, invocava la morte, facciamo che nessuno lo debba più fare. Rina era diventata mia mamma, perle di vita, le sue. Calpestate per piccineria da una coordinatrice che in quella struttura ci lavorava.
Io non vedo croci di protesta, vedo il cimitero di chi vi è passato. Di chi ha ricevuto il mio affetto, un bacio ricambiato. Un sorriso di riconoscimento.
"Anna vorrei sentire la tua voce: non l’ho mai percepita".
Livia vorrei tu non mi chiedessi di stare cinque minuti con te per farti compagnia. Io la compagnia te la faccio, ti do un pezzetto di cioccolatino di nascosto. Ma la tua richiesta, per me è uno strazio. Perché c’è una mancanza dolorosa che percepisco e che un pezzetto di cioccolato può lenire ben poco.
Ne ho visti tanti passare negli anni, lasciare qualcuno è stata una perdita, uno scavo.
Vedere talvolta indifferenza o poca gentilezza in chi vi lavora mi è sembrato un affronto a leggi divine.
Ama il prossimo tuo… a volte siamo stanchi, preoccupati, con bisogno di stabilire una posizione. Lo capisco, con la mente.
Di tutta questa valanga di anni passatimi tra le vene, ricordo fatiche per far stare al meglio il proprio caro.
E poi le regole. Parola sovrana in struttura.
Oggi mi è stato dato a stento un bavaglio di carta e un quadrato usa e getta da mettere sul sedile dell’auto per portare a casa la mamma.
La famiglia sta sulla carta dei servizi, in realtà è un intralcio per la struttura. Viene scoraggiato fortemente qualsiasi intervento o ingerenza sulla gestione.
Come il solito si sventola una bandiera, ed è quello che conta, poi la realtà è diversa.
Il 25 novembre è una ricorrenza che ritengo più che motivata per dire basta alla violenza sulle donne.
Però vorrei anche dire basta alle ipocrisie, alle strumentalizzazioni, alle scritte sui divanetti rossi:
“Non sarai più sola”.
Cominciamo a volere che non siano più sole le persone ospitate.
Mettere croci davanti una casa di riposo, serve solo a ricordare chi ci è passato.
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