martedì 9 marzo 2021

RESTI DELL'INDIA

 

Palazzo dei Venti - Jaipur

   Del mio viaggio in India Rajasthan, fatto alcuni anni fa e peraltro l’ultimo a lungo raggio, mi rimangono flash, ritagli, frame sulla mente.
Li racconto.
 Il viaggio è stato fatto con un tour operator specializzato nella destinazione:  Clup Viaggi, qui ne parlo nel dettaglio. Viaggio individuale sempre con auto privata, non per snobismo ma è quello che le agenzie propongono al di là dei tour di grupponi. L’ideale nei tour, lo dico per esperienza,  è formato da un gruppetto  di 6/8/10 italiani: si crea compattezza, si scambiamo impressioni, ci si confronta. 

In India non è stato possibile.
La macchina turistica e intendo accompagnatori, guide, transfer è un po’ ovunque la stessa, tranne  rari casi in cui si crea una sintonia caratteriale, costituzionale che finisce comunque con  un ricordo affettuoso.
Ricordo Raj, il nostro autista: tra il suo poco inglese e il mio si andava da Dio. Nessun problema di inferiorità linguistica. Gli rimprovero (si fa per dire ma neanche tanto) il non avermi fatto rivedere il Palazzo dei Venti di Jaipur una seconda volta quando glielo ho chiesto. Direzione contraria a dove si andava, ha sbottato. 

Un rimpianto che però mi è rimasto:
“Raj, era il palazzo che mi ha rapito di più in quel viaggio, quel mancato tempo che mi hai tolto per chiuderlo nella mente mi ha lasciato una incompletezza che è un tarlo. Una mancanza”


Ricordo la guida di Jodpur, l’unica con cui ho potuto parlare a cuore aperto. 

Scherzare fra culture diverse  è meno facile di quanto si pensi,  è possibile urtare credi, valori e sentimenti senza volerlo.
” Ma perché gli uomini indiani sono così arrapati dalle donne bianche anche quando hanno al fianco bellissime giovani mogli?” E noi a ridere tutti insieme.
Ha anche spiegato, cosa che mi è rimasta davvero impressa per il suo totale accordo sull’argomento, che i matrimoni è bene che siano combinati. C’è un profondo rispetto per le scelte dei genitori che fanno senz’altro il  meglio per i figli.
“E se vi capita di innamorarvi di qualcun'altra?” ho chiesto. Mi ha guardato come se domandassi se il sole gira intorno alla terra. Impossibile. E parliamo di un ragazzo che aveva studiato all’università.
L’amore semplicemente non si cerca a 14 anni come facciano noi. Si aspetta.

Castello di Udaipur - ospita tre hotel

 
 



Ricordo il castello di Udaipur di notte: magia allo stato puro fra luci e cambio guardie. Deserto perché ammesso solo a chi soggiornava nell’hotel adiacente (Fateh Prakash). Un grosso merito a Clup viaggi che ci ha fatto soggiornare là ad un prezzo medio.
Ricordo anche la strada che ha fatto una mattina un pancake ordinato per colazione. Da una cucina ad un'altra. Fra le scuse del cameriere che tornava a dirci che stava arrivando. Io ci avrei  rinunciato volentieri  ma ormai si era messa in moto la macchina e fermarla si è rivelato impossibile. I giorni successivi non l’ho più chiesto.
Ricordo una lunga pedante spiegazione di un ragazzetto alla cittadella di Fatehpur Sikri.  Aiuto, fatelo smettere.

Cittadella di Fatehpur Sikri


Il tempio di Ranakpur, fine delicato marmo merlettato dentro un’imponenza strutturale e i sample dei prodotti da toiletta degli hotel che regalavo il mattino a Raj.


 

Tempio di Ranakpur

Il cibo: impossibile per noi italiani, di un piccante atroce che annullava il gusto. Ma neanche il pollo al curry, i piatti tipici. La bocca, la gola bruciavano talmente che il mangiare diventava una tortura.


Ricordo le galanterie sussurrate da un addetto al check in. Sempre per la solita fissa degli indiani per le donne europee anche se stagionate.
 Il Samode Haveli il più bell' albergo/ palazzo mai visto. Un sogno da mille una notte. Una reggia da Marajà.

 
 
Foto del Samode Haveli


Ricordo Raj che mi chiedeva sempre se avessi fatto il bagno nella piscina degli hotel. E io che non lo facevo quasi mai mi sentivo una con la puzza sotto il naso nel non fare una cosa che per lui era un sogno.


Ricordo il traffico, caotico ingestibile delle città e per fortuna che c’erano i clacson se no almeno una volta sotto un motorino mi sarei spiaccicata.
Il Taj Mahal così bello nelle foto, nelle cartoline. Un palazzo che nella realtà delude. Tutti lo dicono ma nessuno ci crede. Lui riesce bene nelle foto, di persona è un’altra cosa.


Ricordo la scontrosità degli addetti alla reception dello Sheraton  di Delhi che non ci hanno permesso di tenere l’hotel a pagamento qualche ora in più nonostante il mio impegnativo disturbo intestinale. Che poi un’ora dopo, la stanza era ancora da rifare.
Poi Pushkar il lago sacro agli Indu, luogo pieno di misticismo con i ghats e la cornice di case bianche.

lago di Puskar


 

 

 

 

 

 

Il tempio delle scimmie di Galta posto pieno di atmosfera a 10 km. da Jaipur, visitato da pochissimi turisti, uno dei posti descritti nelle guide come dell’India più vera, peccato che il giorno scelto per la visita  fosse  quello della festa annuale ed era strapieno di indiani. Si riusciva a stento a camminare. Ho visto ben poco. Peccato.

Tempio delle scimmie Galta - Jaipur


Ho notato che un viaggio a distanza di anni, lascia frammenti diversi a ciascuna persona, poi si ricongiungono nei racconti e si velano sempre di nostalgia.