martedì 3 gennaio 2023

RESIDENZE PER ANZIANI ( prima del covid)

 

 


Mi è difficile parlare delle case di riposo come familiare. L’immaginario comune ritrae un nonnino recalcitrante spinto con varie lusinghe a “sistemarsi” servito e riverito in una stanza con finestra, con accanto i suoi ricordi, hobby preferiti e i parenti amorevolmente in visita.
Qui siamo al nord, dove le strutture sono riconosciute di buona qualità, ben lontane da certi servizi sui maltrattamenti che si vedono in tv, o letti invasi da formiche.
Però ci sono molti fattori per cui sconsiglio di portare il vostro caro:


1.    Il punteggio per entrare in una struttura pubblica con rette intere che si aggirano sui 2.500 € o ridotte 1500€ deve essere molto alto. Su questo punteggio incidono parecchio  le capacità cognitive (demenza) ecco che le persone che si trovano ricoverate sono al 90% non presenti mentalmente. Non ci sono nuclei che riuniscono tutte le persone  con ancora buone capacità intellettive. Gli ospiti  che potrebbero relazionarsi si ritrovano tra  ammalati, allettati, chi pettina bambole, chi impreca. Perché se c’è una cosa che ho appreso è che ognuno “esce dai binari” a modo suo.


2.    Le case di riposo sono dinosauri per tanti lati inamovibili. Le regole principali sono il rispetto delle regole. E’un meccanismo complesso che lascia poco spazio all’individualità.
Una volta entrato nella struttura l’ospite perde la sua identità: diventa parte di un ingranaggio. Per certi versi diventa proprietà della struttura e ogni tentativo da parte dei familiari di ingerenza nell’accudimento (malattie comprese) e nel portarne avanti le caratteristiche di vita preesistenti sono ostacolate.
Qualsiasi banale deviazione del meccanismo come far fare la piega capelli al proprio caro dall’altra parrucchiera della casa se una è in ferie diventa una montagna insuperabile, a cui bisogna rinunciare in partenza. 
Poi, si sa, molto dipende dalle persone che vi lavorano. C’è chi capisce, chi lascia correre, chi lo vede come un affronto e cerca in tutti i modi di allontanare il parente-familiare.
La macchina deve andare avanti.

3.    Le case di riposo sono adatte a chi non vuole o non può seguire il proprio caro. In tal caso ( e parlo per quelle del nord Italia) sarà garantito un buon accudimento (raramente ho trovato operatrici inefficienti) un servizio medico, pulizia. Sono un toccasana  per le famiglie che hanno i propri cari affetti da demenze gravi nelle quali ogni relazione anche quella più stretta si evapora.


4.    La casa di riposo è una struttura gerarchica dove le ambizioni dei “capi” si sfogano in ordini e regole che talvolta finiscono per schiacciare i principi.


5.    C’è una facciata di efficienza da mostrare. Allora ecco iniziative, manifestazioni, cerimonie. Però io non ne ho mai sentito l’anima di fondo. C’è molta organizzazione interna: l’anziano è sui depliant, sulle parole, sullo sfondo.


6.    Non ho percepito la struttura come una grande famiglia, nemmeno come una pensione, piuttosto come un collegio/caserma. La mia probabilmente era una aspirazione utopica. Una incoscienza. E’ anche vero che ci sono problemi di responsabilità, sicurezza, parametri economici che limitano una costruzione diversa.
In conclusione tenete il vostro caro a casa fin che potete, magari con una badante. Pensate al piano B. Poi se lo mettete in una casa di riposo siatene convinti e accettatene il sistema. E se avete il cuore instabile sarà fatto a pezzi.

 

l'articolo sopra è frutto di considerazioni personali  dovute alla mia esperienza in una struttura.  Altre esperienze possono divergere.

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