Chiedo troppo se mi aspetto che il mio medico di base, al quale ho chiesto degli esami del sangue e mi reco in ambulatorio per mostrarli e discuterne, possa essersi preso la briga di averci dato un’occhiata prima nel fascicolo sanitario?
Chiedo troppo se mi aspetto che lo stesso medico non cada dalle nuvole quando mi accoglie in studio?
Chiedo troppo se mi stupisco, quando gli spiego che sono andata da lui per appunto il risultato degli esami, lui manco mi chieda di mostrarglieli? (avrei potuto avere profili fuori fase o risultati di altri che influivano sul problema attuale)
Chiedo troppo se resto attonita che lui si fidi dei sommari valori che gli dico, si limiti al problema specifico senza fare un quadro degli altri farmaci che prendo, dei miei trascorsi medici, della mia età?
Chiedo troppo se mi piacerebbe che questo medico non mostrasse così tanta fretta: l’ultima volta mi ha rimproverato per 7 minuti di ritardo (imprevisto, succede), stavolta i 7 minuti li ho aspettati io (senza nessun problema) . Da me la tolleranza è dovuta: glieli ho regalati i 7 minuti andandomene sicuramente in anticipo sul tempo assegnatomi.
Chiedo troppo se sono entrata con dei dubbi e me li sono portati a casa, se mi sono resa conto che quest’uomo non aveva un quadro degli aggiustamenti di certi farmaci che erano stati fatti.
Una persona ha delle preoccupazione quando va dal medico, no, non gli chiedo di rassicurarmi (la sua persona non invita all’accoglienza) però mi piacerebbe mi dimostrasse che se non posso affidarmi possa almeno fidarmi.
Appena il discorso si amplia su qualcosa di più colloquiale lui trancia come mazza che separa e sfuma qualsiasi rapporto umano, che va al di là dell’aridità medico/ paziente..
Appena accenno ad un farmaco su cui ho studiato lui mi tronca la parola e dà un significato da incompetente al discorso (di conseguenza a me) che se ascoltato completo avrebbe avuto un suo peso e valore.
Chiedo troppo se mi aspettavo una valutazione più accurata, più aggiornata, la dimostrazione di un impegno?
Ho nostalgia del medico che mi auscultava con accuratezza e valutava se aggiungere anche un po’ di altro farmaco, giusto per scrupolo, per essere certo.
Cosa è la certezza? E’ un tentativo che ti fa capire che la persona che hai davanti ci tiene a te, alla tua salute e fa il suo lavoro con coscienza. Che poi lo sappiamo che la certezza non c’è, è il messaggio che conta.
In questo mondo di internet, di persone quasi tutte con un diploma io credo ci sia bisogno di essere vicini e non distanti. Di capire che la propria professione non è mettersi in uno scranno e dispensare: è altro. Via catena di montaggio dei pazienti, tempo cronometrato, evitiamo tutto quello che spinge un paziente a rivolgersi al privato o al pronto soccorso.
Il paziente non è un problema limitato ad un sintomo, una tabella casistica. Perché poi può succedere (mi è capitato) che si sbaglia riga e ti viene messo il cristallino della casella sotto. Il paziente è una persona, un insieme, mente corpo ed emozioni. Va ascoltata e soprattutto considerata.
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