giovedì 5 novembre 2020

QUANDO L’EPIDEMIA E' ALLA GOLA BISOGNA TIRAR SU LE MANICHE


 

foto da Google immagini

       Davvero non ci credevo. E molto probabilmente come me anche tanti altri visto che il governo si è trovato impreparato a questa seconda fase dell’epidemia di Covid.
Si ha un bel dire adesso che c’erano le previsioni dei tecnici (medici, virologi ecc.- peraltro non tutti), la profezia della seconda ondata si è frantumata  fra chi gridava “al lupo, al lupo”.
Abbiamo scansato le notizie catastrofiche relegandole  come  l’ennesimo tentativo dei media di drammatizzare per attirare l’attenzione.
E’ stato un colpo inatteso, ci ha scioccati più del primo e lo abbiamo negato. Anche perché la quasi normalità rientrata tra le nostre vite ci aveva inebriato. Il ricominciare non va per niente d’accordo con il tornare indietro.
Personalmente questo non dover finire mai, questa luce che non si intravede in fondo al tunnel mi ha fatto pensare: o. k. apriamo le braccia e le porte, facciamo in modo che tutti quelli che possono prendere il virus senza troppi rischi lo prendano. Tanto lo sappiamo che è lui che comanda, noi possiamo solo tentare di schivarlo. Ma l’affrontarlo per sconfiggerlo è andare contro i mulini a vento.
Sì, certo, si parla di vaccino: se, quando, come, dove.
Il fatto è che siamo stanchi. Sbandati. Arrabbiati.
Gli ospedali non reggono o meglio non reggerebbero. Potenziamoli ‘sti ospedali. Prepariamo persone. Tanto stiamo tutti a scartamento ridotto e qualcosa dobbiamo pur fare.
Istruiamo al virus in via telematica. Lo fanno gli studenti, non capisco perché non possono farlo anche gli adulti.
La nostra è una generazione che ha studiato, non siamo più nel ’19.
Per parte mia il virus lo sento ancora lontano.
” L’ho preso quando ho guardato la televisione” ironizzava qualcuno e la Gruber indignata.
Lilly cara, purtroppo è così. Certo voi con l’allarmismo esasperato, avete strillato e strillato. Basta!
Informazione?  Macchè è stare sul pezzo. Catalizzare la paura della gente. Che poi ci si ribella, si va in piazza, si tirano le bombe carta.

Solo allarmi, solo promesse producono l’effetto contrario.

C’è un virus, dobbiamo passarci attraverso. Potenziando trasporti, ospedali, ambulanze, medici, farmacie, infermieri. Non chiudendo le scuole perché è da là che potrebbe arrivare una mente biologica, virologica, medica in grado di scoprire cure, farmaci. Gli studenti di oggi saranno gli scienziati di domani.

Proteggiamo gli anziani come ha già fatto qualche comune. Con grazia e considerazione.
Prendiamoci ognuno le proprie responsabilità. Facciamo il massimo. Troviamo il modo di far fare i tamponi oltre che dai medici anche dai veterinari, assistenti sanitari, ecc. 

La situazione non permette scuse, né:” A me non spetta”.

Facciamo il possibile per i nostri cari nelle case di riposo. Apriamo una postazione in più così che possano incontrare più spesso i propri cari. Se non c’è, aguzziamo l’ingegno e troviamola. Ognuno deve  rinunciare a qualcosa. Niente può restare come prima.

 

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