sabato 19 dicembre 2020

COME BIRILLI

 


    Se ne stanno andando come mosche. Anzi come soldatini birilli in attesa della boccia. Certo, se ne sarebbero andati lo stesso, magari qualche mese più avanti. Quelli più presenti mentalmente anche qualche anno.

Li ha uccisi il covid. Non la malattia ma il distanziamento, le restrizioni e l’isolamento che ha comportato.

Eli che il marito andava a trovarla due volte al giorno non ha resistito. I suoi occhi  per un anno non l’hanno più trovato  e si sono rassegnati: tanto vale chiuderli per sempre.

Rita voleva tornare a casa, sempre. Ma aveva tanti problemi di salute. Non di testa. Le piaceva girare con la sua carrozzina, guardare il giardino, parlare con la portinaia, quella socievole, non quell’altra che ti allontanava tagliente. Le figlie la adoravano, sempre presenti. Io mi fermavo spesso con lei.

“Sei un’amica” mi ha detto un giorno. Sei una madre  ho pensato io.

Annì, non so, lei ha avuto problemi fin da piccola. Ma c’era con la testa. Le ho regalato un braccialetto.

Troppo bello da portare per tutti i giorni, mi ha fatto capire.

Chissà se l’hanno aiutata a mangiare. Aveva sempre una badante al momento del pranzo. Se no pranzava per ultima. Chissà in questo anno di personale in quarantena, trasferito in ospedale, se ha sempre pranzato in orario.

Posso aiutarla? mi offrivo a volte. Non si può. E’ come andare via senza pagare. Non è permesso. Almeno in quel nucleo dove c’era  la responsabile Kapò.

Nerina aveva quattro figli, uno diverso dall’altro (con la testa ci ragionava ancora). Si lamentava perché andavano a trovarla solo la domenica. Con i figli maschi è difficile, lo so. Porta pazienza Nerina, se vuoi ti prendo un caffè.

E’ morta ieri, i figli in tempo di covid li vedeva quando era permesso.

Stava accanto a mamma. Che adesso che si è vista la morte vicino non riesce più a prendere sonno.

L’hanno messa a dormire sotto l’albero di Natale stanotte. Come Gesù bambino. Lì Nerina non va a farle scherzi dall’aldilà e tirarle le gambe. Ho paura, mi ha detto. Anche io.

La tragedia delle RSA è una tragedia grande. Una stigmata meritata: se hai messo i tuoi cari là devi accettare l’isolamento, il distanziamento. Devi accettare che il tuo caro sia espropriato e decidano gli altri.

Io l’ho messo per avere una base, un sostegno di fondo. Io la vedevo ogni giorno, veglio e mi preoccupo. Disturbo, lo so.

E’ che davvero non so più cosa fare. Una madre non dovrebbe mai essere un peso. Eppure è la curva della vita che scende. Aspettami mamma. Io torno.