domenica 4 ottobre 2020

I CIONTOLI CINQUE ANNI DOPO

 

Foto da google immagini 
 

       La morte di Marco Vannini su cui ho già scritto è un fatto che mi ha colpito tanto e che ho seguito in tutti questi anni.

Adesso come adesso mi sono fatta l’idea che il signor Ciontoli sia una persona limitata, se parliamo di intelligenza credo  non si collochi ad un livello molto alto.
Devono essere stati difficili i rapporti con lui in casa. La tracotanza per nascondere i limiti. Per ribadire di essere il “capo”famiglia. Una protervia che è solo fumo: lo dimostra il fatto che non sia stato in grado di fare una domanda concorsuale corretta per Marco.
Ciontoli per una parte della sua vita è stato un uomo fortunato: un buon posto di lavoro (è stato raccomandato?), una bella famiglia, una bella casa.
Poi la tragedia di Marco.
Certo nessuno di noi sa cosa può accadere in quegli attimi. Si tende a negare l’evento, indubbiamente.
Credo che a sparare sia stato lui, che Martina fosse presente, che ad un certo punto tutti fossero consapevoli che il povero ragazzo avesse ricevuto un colpo d’arma da fuoco nel braccio.
Credo anche che i presenti soggiogati dall’autorità paterna adulta ( stiamo parlando di ragazzi appena maggiorenni) abbiano lasciato fare. Forse l’unico che ha cercato di opporsi è stato Federico.
Mi disturbano molto i rimproveri che  vengono fatti ad un Marco morente che grida e si lamenta.
Mi indigna il trincerarsi tutti a riccio, il proteggere a tutti i costi “la famiglia”. Ecco che saltano legami meno radicati e meno forti. (vedi Martina)



Forse una riflessione sulla famiglia italiana è d’obbligo. Questo non lasciare andare i figli, non renderli indipendenti, evitando di avviarli presto ad essere persone capaci di intendere e volere da sé non va bene.  

Diamo regole ai figli (che poi possono arrivare fin là) ma lasciamoli fare, lasciamoli avere la pienezza della loro responsabilità.


 

Se i ragazzi (Martina e Federico) possono avere delle attenuanti non li ha (per me) Maria Pezzillo la moglie, l’altro adulto presente. Ha dimostrato una indifferenza scioccante: quando ha parlato con la mamma di Marco al pronto soccorso, quando è andata dai vicini, quando ha telefonato in banca per mettere in sicurezza i beni. Mai una scusa, mai pietà. E’ stata ingurgitata subito nella sua situazione da difendere.
I Ciontoli (almeno all’inizio) sono stati certamente favoriti. La casa non è stata posta sotto sequestro, né fatti i rilievi dei RIS.




Il caso Vannini è stato deflagrante per l’opinione pubblica senz’altro per la spinta dei genitori (chi non ha sentito sulla sua pelle il dolore della madre?) ma soprattutto come ha detto anche il legale della famiglia Vannini per il comportamento degli imputati.
Hanno cambiato versione al cambiare delle prove. Hanno negato ogni evidenza. E questo tenere il coperchio chiuso a tutti i costi ha insospettito. Come se ci fosse ben altro da nascondere.
Gli accordi presi tra loro, il disporsi all’arrivo dell’ambulanza in modo da sostenere la versione concordata hanno scioccato l’opinione pubblica. Questa mancanza di altruismo, di soccorso, hanno impaurito.
E noi nelle nostre case spaventati abbiamo puntato il dito. Perché i Ciontoli nonostante tutto, nonostante la lettera dell'imputato (padre) prima del secondo  processo d’appello tendono ad una cosa sola: a difendersi. La consapevolezza quella vera, che sommerge, che pietrifica per lo sbaglio, che taglia le ginocchia per una vita tolta  è ancora lontana.

post precedente: https://diviaggiedimakeup.blogspot.com/2019/05/omicidio-vannini-un-colpo-daria.html

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