domenica 5 marzo 2017

LA MIA ATTIVITA' DI VOLONTARIATO




Laboratorio di scrittura creativa




Una lezione di scrittura creativa con ragazzi diversamente abili


Quando dico alle ragazze: ” Va bene, cominciamo”, intendo che si può cominciare da qualunque idea, da qualunque momento, da qualsiasi pensiero.
Certo è bello se il nostro inizio fa colpo. Se è simpatico a noi è simpatico anche a chi legge.

Di solito se dobbiamo scrivere un racconto da una uscita le ragazze mi mostrano le foto e quello che hanno già scritto. Io le aiuto con le domande e prendo appunti.
Chiedo  le loro opinioni, cosa sarebbe piaciuto fare e non hanno fatto. Magari immaginare di averlo fatto.

Quando si scrive si può andare in posti dove non si è stati, fare i dispetti, mangiare dolci meravigliosi e volare.

La prima volta che le ho incontrate ho chiesto  di chiudere gli occhi e immaginare. Qualsiasi cosa va bene:  nella scrittura non c’è niente di sbagliato.
E poi la storia parte. A ognuna suggerisco qualcosa e tutte rispondono. Quando abbiamo dei dubbi su due o tre fatti o colori si va ai voti e la decisione finale spetta a Sara e Meri.

Durante la strada troviamo parole nuove che scriviamo e mettiamo in un cartello.
Le riprendiamo ogni lezione  (non tutte) per ricordarcele. Sappiamo anche qualche parola in inglese.
E ce ne vantiamo!

I racconti a volte sono  più impegnativi perché  partiamo da  personaggi  stabiliti:   una mamma, un bambino, un’altalena.

Nel finale cerchiamo di essere spiritosi o speranzosi perché i finali tristi non ci piacciono.

Cominciamo con la lettura della  “Vispa Teresa” perché è una poesia in rima. Una cantilena  che abitua l’orecchio all’accordo delle parole.  Ma non è importante.
L’importante quando si scrive è come dice Luisa metterci gioia e entusiasmo. Come stare al ristorante e aspettare un piatto che ci piace tanto o quando arriva finalmente l’estate e stiamo partendo per il mare.
Ci vuole un po’ di agitazione, di libertà e cercare di acchiappare la farfalla che la vispa Teresa aveva catturato e poi lasciarla andare.



Luciana, insegnante volontaria

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